#2 Brand identity, logo, immagine coordinata
/0 Commenti/in esercitazioni /da fabiozanchettaDai subito un’occhiata qua: https://www.studiosamo.it/come-sviluppare-una-brand-identity-unica-e-memorabile/
La Brand Identity
Con il termine Brand Identity o Identità Aziendale o tanti altri nomi, si intende l’insieme degli aspetti e degli elementi grafico / comunicativi che determinano la percezione e la reputazione di un brand da parte del suo pubblico. Quella percezione profondamente emotiva ed istintiva, da cui dipenderà il gradimento e di conseguenza il successo di un marchio.
La brand identity è quindi costituita da ciò che un brand dice e racconta, quali sono i suoi valori, come comunica il suo prodotto e cosa vuole che le persone sentano quando interagiscono con esso. In sostanza, la brand identity è la personalità del business e una promessa verso i propri clienti.
Spesso e volentieri i termini identità, immagine coordinata, branding (verbo che indica il “fare brand identity”) vengono usati (erroneamente) come sinonimi di logo, eppure l’identità di un’organizzazione o di un singolo freelancer è molto, molto di più! Un esempio? Beh pensate a un’azienda, il nome di questa azienda è importante almeno quanto l’immagine (logo) che la rappresenta.
Sostanzialmente: il logo è un’immagine; il brand è la percezione generata da quell’immagine, dai suoi elementi complementari e dalle scelte applicative fatte su di esse.
Validissimo in questo caso è l’esempio dell’iceberg: il logo è la minima parte emersa fuori dall’acqua, il brand, molto più grande, è la parte sommersa ma estremamente importante.
Altra definizione:
Il brandingIl branding è una tecnica di marketing utilizzata dalle aziende per creare l’immagine desiderata di un prodotto o di un’azienda nella mente del consumatore. Il… è ciò che la gente dice di te quando non sei nella stanza.
Jeff Bezos (CEO Amazon)
Il brand
Un brand è un nome, un simbolo, un insieme di attributi tangibili e intangibili che identificano un prodotto o un servizio e lo differenziano dalla concorrenza.
Quanto più questi attributi sono chiari e ben definiti nella testa del pubblico, tanto più la marca è memorabile. Si chiama brand image, o immagine di marca e in un’ipotetica piramide si colloca subito sopra la brand awareness: una marca vuole innanzitutto farsi conoscere e subito dopo consolidare la sua immagine, lavorare per mettere in evidenza gli attributi che compongono il suo DNA e la differenziano dai concorrenti, perché è proprio l’immagine di marca che guida la scelta del potenziale consumatore tra il prodotto A e il prodotto B.
Brand Image o Brand identity?
Spesso questi termini vengono utilizzati come sinonimi, mentre identificano due concetti molto diversi: la brand identity è come l’azienda vuole che il brand sia percepito dal proprio consumatore. Come abbiamo visto aiuta a definire la personalità del prodotto, del servizio o dell’azienda stessa. In altre parole, è la voce che l’azienda da al suo prodotto o servizio.
La brand image, invece, è come il brand è visto e percepito dal consumatore. In altre parole, è quello che i consumatori “sentono” del brand.
Brand identity in Coca Cola
(leggi brand identity cocacola)
Quando si cita il nome Coca-Cola, tutti associano il nome al suo famosissimo logo.
Ma si potrebbe anche pensare all’orso polare, al colore rosso, alla campagna “Share a Coca-Cola” o alle classiche immagini a nastro presenti sulle sue lattine.
Ecco due cose che compongono la brand identity di Coca-Cola:
La brand identity della Coca-Cola inizia con un logo rosso in uno script text bianco. Il colore rosso suscita fiducia nella persona che beve una Coca-Cola, mentre il carattere del font è tutto puntato sul divertimento.
Il caffè, ad esempio, è una bevanda che si beve prima del lavoro al mattino. La Coca-Cola è una bevanda che si beve nel tempo libero o nel pomeriggio quando si è finito di lavorare.
Cosa fa poi la Coca-Cola?
Decide di stampare il suo logo su una bottiglia dalla forma unica (nessun’altra bevanda ha una bottiglie come la sua). Non imitare nessuno ma essere originali permetterà al brand di sviluppare credibilità e fiducia proprio dalla sua assoluta originalità.
Cosa c’è sempre nella pubblicità di coca-cola e a che sensazioni è associata (e quindi come la posizioniamo)?
Il prodotto e in che contesto si usa: convivialità, famiglia, momento di relax, festa, divertimento.. oltre al Natale! Non troverai mai Coca Cola in contesti come quelli della Red Bull (sport estremi, energia pura, spingersi oltre i propri limiti)!
Per costituire una brand identity che funzioni bisogna:
- Individuare il pubblico al quale rivolgere la propria proposta e conoscere la concorrenza.
- Progettare il logo e l’immagine coordinata
- Integrare il linguaggio che si vuole usare per connettersi, pubblicizzare e incarnare le propria identità sui social media e più in generale on-line.
- Sapere bene cosa non si deve fare
- Monitorare il brand nel tempo per mantenere la propria identità.
Ecco un esempio per il marchio QUISINE
E come si costruisce la brand identity?
L’identità visiva di un brand è l’insieme coordinato di simboli, codici e colori presenti in tutti gli artefatti che il brand stesso utilizza per costruire tutti i materiali con i quali comunicare con il consumatore.
Naming: sviluppo e creazione del nome di azienda, marca, prodotto o servizio.
Logo: ideazione e progettazione di un marchio o un logotipo, che eccelle in originalità e qualità del design grafico e tipografico.
Colori: scelta di una palette di colori che sia in grado di suscitare emozioni.
Tipografia: adozione di uno o più caratteri tipografici o ideazione e progettazione di un carattere tipografico ex-novo, completo di tutto l’alfabeto e utilizzato per comporre logotipi e/o testi della marca.
Immagini: definizione del tipo di immagini e del loro trattamento grafico.
Tone of voice visivo: il modo in cui le immagini, i testi, i colori, i trattamenti grafici compongono i materiali di comunicazione.
Iconografia: progettazione di un sistema di icone personalizzato a partire dal logo e dai colori/caratteri tipografici.
Below the line: materiali quali biglietti da visita, carta intestata, firma elettronica, buste, biglietti, block notes,calendari.
E poi oltre alla brand identity possiamo identificare..
Corporate and Brand Identity
Sviluppo di un sistema di identità per un’impresa o una marca, completo in ogni suo step e item (strategia, identità nominale e/o visuale, immagine coordinata ecc.).
Product Identity
Sviluppo di un sistema di identità per una marca di prodotto o servizio, completo in ogni suo step e item (identità nominale e/o visuale, immagine coordinata, ecc).
Retail Identity
Sviluppo di un sistema di identità per una marca di insegna, (immagine coordinata, punto vendita, espositori e cartonati in 3D, materiali di allestimento in-store events, digital signage, ecc.).
Identity Manual
Sviluppo di manuali normativi per l’applicazione di un marchio o di linee guida per un intero sistema d’identità.
Literature Design
Sviluppo di progetti grafici relativi alla documentazione d’impresa; come per esempio: monografie istituzionali, brochure di prodotto, annual report, house organ, newsletter, cataloghi, calendari, inviti, biglietti d’auguri, cartelle stampa, ecc.
Publishing Design
Sviluppo di progetti grafici esclusivamente per l’editoria pubblica o di settore, come: riviste, giornali, libri e/o copertine, collane, ecc..
Exhibition Design
Progetti di sistemi di segnaletica (wayfinding design) e allestimenti per aeroporti, stazioni, hotel, ristoranti e fast food, stand fieristici, mostre, esposizioni, live events.
Digital Design
Progetti grafici specifici per format multimediali, apps per mobile devices, periodici online, installazioni digitali, ecc.
Il logo
La progettazione di un logo non è soltanto la creazione dell’immagine del logo stesso ma anche il rappresentare tutta l’identità aziendale che sta attorno ad esso.
Che cos’è un logo? Il logo è sostanzialmente un’immagine (logotipo e/o pittogramma) che definisce il modo in cui un’azienda o una persona viene percepita dall’esterno. E’ l’oggetto che esplicita in modo figurato la correlazione fra l’azienda / brand e la percezione che ne hanno i clienti/utenti.
l Logo incarna l’essenza della Marca attraverso un simbolo. Il designer esperto per realizzare un logo per un’azienda deve conoscere il target di clienti a cui la ditta si rivolge, il suo obiettivo di business, le caratteristiche positive riconosciute o sulle quali spingere e così via. Il designer crea l’identità visiva dell’azienda, combinando tutti questi elementi in un unico elemento grafico (se possibile).
Per mettere in evidenza questa essenza, il progettista utilizza una serie di strumenti come font, colore e/o simboli. Ma non è tutto.
Ci sono alcune regole da conoscere prima di procedere con il logo design, affinché il Marchio abbia la maggior parte di queste caratteristiche e possa definirsi vincente.
- Il logo deve essere Semplice nella forma. Deve contenere una sola idea grafica principale . Quindi, se c’è un simbolo forte, allora il nome (se c’è) sarà semplice e disadorno. Alcuni designer suggeriscono addirittura che dovrebbe essere facile da riprodurre.
- Il logo deve essere Pratico da utilizzare (e riducibile all’estremo!). Il Marchio identificativo deve “rendere bene” piccolo, sia stampato su carta che a schermo (in pixel). Dovrebbe funzionare anche in varianti di colore, come ad esempio, nero su bianco, a colori, nonché invertito, per esempio, bianco su fondo nero, o bianco sul colore.
- Il logo deve essere Grafico. Deve “comunicare” anche in termini puramente visivi, all’emisfero destro del cervello che non dipende dal verbale, dall’interpretazione intellettuale. Sarà così più facile da ricordare.
- Il logo deve essere Distintivo. Il Marchio ideale per l’identità di una Marca non deve essere unico al mondo, ma almeno sufficientemente distintivo dalle altre realtà aziendali che orbitano nel suo stesso mercato o segmento.
- Il logo deve esprimere Un solo concetto. I grandi logo designer seguono la teoria che un logo deve essere minimale, in cui “meno è meglio”, esprimendo una sola qualità della Marca o comunicando un unico e chiaro messaggio al target.
- Il logo deve essere Opportuno. Alla fine, anche il concetto che il Marchio esprime deve essere corretto. Un grande logo può fallire se la reputazione, il posizionamento e la personalità espresse non riflettono i gusti del target.
Come arrivare ad un logo..(e fare branding!)
La prima fase importante da affrontare quando si inizia a creare un logo per un’azienda è il brief aziendale. Solitamente esso consiste in un documento in cui l’azienda cerca di spiegarci quali sono le sue necessità, descrivendo le sue attività principali, il settore commerciale di riferimento e i suoi obbiettivi. È questa una fase strategica che occupa un ruolo fondamentale del processo creativo.
Non bisogna subito iniziare a disegnare buttando giù idee senza un filo logico di base, come fanno molti “grafici a tempo perso”. I professionisti sanno che la parte di analisi, il costrutto razionale dietro le prime bozze, nasce dall’interazione e dalla comunicazione con l’azienda.
Leggo il brief. Schematizzo le keywords che emergono dal brief. Cerco di interpretarle in modo da avere una base solida su cui operare. Queste parole chiave sono la fase di partenza di ogni costruzione di logo e devono essere capite ascoltando il cliente o leggendo quello che ti scrive.
Lettering e scelta del font
Bisogna iniziare a pensare a come sarà il marchio finale. Si parte dallo strumento più potente per la creatività: la tua mano, veicolata su un foglio di carta attraverso una penna o una matita. Lavorare direttamente su schermo con Illustrator è un grosso errore perché limita fortemente il potenziale della tua creatività.
Quindi prendi una penna e inizia a buttare giù bozzetti. Non devi creare delle opere d’arte ma hai semplicemente bisogno di trasformare le parole chiave acquisite attraverso la fase di briefing in idee
Su Dafont troverete migliaia di font gratuiti, su myfonts molti altri – solo professionali – a pagamenti.
Come sciegliere un font? http://www.grafigata.com/2014/11/cose-font-tipografia-spiegata-bene/
Colori e palette
In questa fase bisogna definire il pittogramma (se presente) creando una sua griglia con dimensioni ben precise e prestabilite nel concept rispettando gli spazi e le misure. Questo sarà l’elemento distintivo del marchio e dell’azienda nella sua totalità, è bene quindi che ti riformuli due domande fondamentali per capire se il tuo progetto, arrivato a questo punto sia veramente a posto:
- Hai fatto qualcosa di originale? Non hai scaricato elementi vettoriali o loghi che hai parzialmente modificato? Possiedi la licenza per i font che utilizzi (se non sono free)? È bene che tu risponda sinceramente a queste domande perché il copyright è una cosa molto importante e chi scopiazza qua e là merita di essere penalizzato. Quindi attenzione!
- Hai seguito le regole di prima? Il tuo logo è troppo complicato? Hai cercato di trasmettere troppi concetti in un solo progetto? Un logo non deve essere un’illustrazione ma deve sempre puntare sulle forme semplici perché è più comunicativo.
Detto questo entriamo in una delle mie fasi preferite ovvero la scelta del colore. Il colore va scelto seguendo determinati criteri e rispondendo ai valori che l’azienda vuole trasmettere emersi dal briefing. Ogni colore ha un suo range emozionale dato dalla psicologia dei colori
Cercate delle palette con https://color.adobe.com/it/
Passare all’azione
Gli strumenti qui non sono solo quelli fisici ma soprattutto quelli software. Nel caso di progettazione di loghi bisogna assolutamente saper utilizzare al meglio Adobe Illustrator mentre per la fase di presentazione e di impaginazione di qualsiasi stampa Adobe InDesign. Questi due software, assieme a Photoshop, che nell’ambito del logo design è assolutamente secondario, formano i 3 software essenziali da conoscere per un graphic designer.
La presentazione del logo è parte del branding (brand manual)
La fase della presentazione è assolutamente da non sottovalutare. È la fase in cui puoi esaltare il tuo lavoro e la fatica che hai utilizzato per portarlo a compimento ed è la fase in cui puoi convincere il tuo cliente a tornare da te e trasformarlo in cliente fisso.
Il brand manual è un manuale stampato che viene consegnato all’azienda a progetto concluso in cui viene presentato il logo con tutte le sue applicazioni.
Devi spiegare nel dettaglio il percorso creativo, si presenta il logo nella sua interezza con i rapporti dimensionali, le sue varianti monocromatiche, in scala di grigio, in negativo, per colore, l’elemento grafico pittogramma da solo oppure una variante a dimensioni ridotte che non pregiudichi l’interezza. Insomma, tutte le possibili applicazioni del logo, creando così un’efficace immagine coordinata.
A seconda del tipo di azienda e del tipo di progetto si possono inserire applicazioni del logo (magari tramite mock-up) su varie superfici di diverso colore e texture come ad esempio t-shirt, biglietti da visita, targhette metalliche, gadget e chi più ne ha più ne metta.
Vanno anche date indicazioni sui font da utilizzare in accompagnamento ai loghi ad esempio per una brochure o un volantino.
Esempio guida all’uso del marchio Microsoft: https://ratnacahayarina.files.wordpress.com/2014/03/microsoft.pdf
Alcuni brand talmente ben studiati che vengono identificati come i prodotti stessi
Alcune evoluzioni di loghi importanti
Guardate che studio ha fatto Google per creare il nuovo logo: https://design.google.com/articles/evolving-the-google-identity/
Rebranding..
Contrariamente a come si pensa, il rebranding non consiste nel cambiare nome, logo e immagine corporate di una azienza. Il rebranding consiste nel cambiare la percezione dell’ utente-cliente sul brand, dando al prodotto-servizio in oggetto un nuovo posizionamento strategico.
Il rebranding è una strategia di marketing che, partendo da una necessità di riposizionamento/rilancio, include il rinnovamento del nome e di tutti gli elementi visibili di un brand (es. payoff, logo e altri elementi visivi) al fine di sviluppare una nuova identità, e posizionarsi in modo differente nella mente dei consumatori e, più in generale, degli stakeholders. Il cambiamento, più o meno radicale, può riguardare l’intera strategia di marketing, lo stile di advertising o anche la comunicazione dell’azienda.
#5 SEO friendly vendita corso photoshop | Copywriting persuasivo
/0 Commenti/in esercitazioni /da fabiozanchetta#6 Come progettare una buona Landing Page
/0 Commenti/in esercitazioni /da fabiozanchettaL’IMPORTANZA DELLE LANDING PAGE
Una Landing Page è una pagina web realizzata con l’obiettivo di convertire i visitatori del sito in lead (contatti) o in reali clienti che usufruiscono del nostro servizio o acquistano il nostro prodotto.
Una volta realizzata la nostra campagna di digital marketing (ad esempio su Google Ads o su Facebook adv) e impostati i termini di ricerca bisogna focalizzarsi sulla landing page.
L’utente che atterra sulla landing deve essere in grado di riconoscere immediatamente il prodotto o servizio che possiamo offrirgli e deve essere naturalmente portato a realizzare quello che abbiamo identificato essere l’obiettivo della nostra campagna pubblicitaria (completare un form, acquistare un bene, fornirci la sua mail, etc). Inoltre deve essere chiara ed evidente la correlazione fra l’annuncio pubblicitario e i contenuti presenti nella pagina.
Per la SEA la landing page è fondamentale anche perché è uno degli elementi che va a determinare il punteggio qualità (quality score) dell’annuncio.
10 semplici consigli:
- Titolo e occhiello scritti seguendo la logica del SEO persuasivo: https://it.semrush.com/blog/scrittura-seo-10-esempi-pratici-di-titoli-che-convertono/ e della coerenza con l’annuncio pubblicitario
- Non dimenticare il razionale: spiega subito e magari a punti quali sono i benefici pratici nell’andare a fondo del funnel del marketing (acquistando o lasciando i propri dati ad esempio)
- La call-to-action deve essere visibile, chiara e coerente (se la landing è lunga la call to action deve essere presente su diversi punti della pagina). Un pulsante sotto l’elenco dei benefici è un’ottima call to action
- Per creare una landing page efficace, dovrai scegliere un layout semplice, che non distragga l’utente ma che diriga l’occhio verso la tua offerta. Un esempio di struttura di landing page efficace è quella che spesso viene utilizzata nelle lead pages: sulla sinistra, la descrizione della risorsa offerta gratuitamente; sulla destra, il form di iscrizione.
- Analizza molto bene i flussi in entrata attraverso Google Analytics, il pixel di Facebook, i monitoraggi per conversioni di Google Ads
- Dai garanzie all’utente attraverso una chiara esposizione dei suoi diritti (privacy) o attraverso logiche di rimborso o di reso (vedi Amazon)
- La landing (ovviamente) deve essere responsive.. anzi, mobile first!
- La landing non deve distrarre, meglio quindi se priva di header, menù, footer e sidebar.
- Aggiungi referenze reali (testimonial, se li hai), reviews, stelline che dimostrino la bontà del tuo prodotto-servizio.
- Aggiungere dei sistemi di precompilazione dei propri dati basati sugli account Google o Facebook migliora del 60% la tasso di conversione
Squeeze Page?
La differenza tra squeeze page, optin page e landing page è la seguente:
- Squeeze page e optin page sono sinonimi: indicano sempre la stessa cosa, cioè una pagina in cui l’utente fornisce il suo indirizzo di posta elettronica in cambio di qualcosa.
- La landing page è una generica “pagina di atterraggio”. Può essere sia una squeeze page (se lo scopo è ottenere l’email del contatto) o una pagina di vendita (se lo scopo è vendere qualcosa all’utente). La squeeze page è un tipo specifico di landing page.
La squeeze page è nata con uno scopo ben preciso: infatti il 90% degli utenti che visitano il tuo sito web se ne va senza fare più ritorno. Come rientrare in contatto con queste persone che avevano mostrato interesse per la nostra piattaforma? Intercettandoli con la squeezy.. che infatti arriva in un momento diverso del funneling rispetto alla landing. La landing deve far conoscere i benfici, la squeezy si colloca più avanti, quando l’utente sa già cosa gli si propone (ma rischia di uscire dal sito e non tornare più).